domenica 10 maggio 2009

L'animazione dei cartoon diventa sempre più realistica

Probabilmente, la più grande innovazione nel mondo dei cartoni animati avvenuta dopo la morte di Disney è quella che ha catalizzato l’incontro tra fogli di carta e personal computer, tra pixel e matite.
Negli anni ‘80, infatti, la Disney strinse un accordo con la Pixar, azienda che produceva cortometraggi di qualità al computer.
Pur correndo alcuni rischi, nel 1995, la Walt Disney & Pixar presentò il primo lungometraggio di animazione interamente realizzato al computer: “Toy Story”, i cui protagonisti erano un cowboy di pezza e un astronauta, entrambi giocattolo. La creazione di questi personaggi ebbe un significato ben preciso, in quanto l’animazione al computer puntava al realismo assoluto, ma aveva, ed ha tutt’ora, il suo più grande limite nel creare un essere umano credibile, sia nell’aspetto che nei movimenti. Per questo motivo la computer grafica cercò di concentrarsi su oggetti in movimento e creature fantastiche. Quando la Pixar iniziò a lavorare al progetto di “Toy Story” lo fece più come una sfida che come investimento. Gli animatori crearono superfici di plastica lucente, composte tutte di linee e forme regolari. Il procedimento iniziale era quello di un normale film d’animazione bidimensionale, così, i disegnatori, armati di carta e penna, disegnavano i primi bozzetti. Una volta definito il personaggio su carta, esso veniva riprodotto in un modellino di plastilina, passaggio estremamente importante, se non fondamentale, per poi ricrearlo al computer. Una volta creati i disegni e le sculture dei personaggi, essi vennero trasportati dal mondo reale a quello dei computer, e diedero inizio al lavoro dell’Animation department.

Per questo dipartimento vi erano due possibili “soluzioni di trasporto” dei personaggi dal reale al virtuale, il primo tra questi consisteva nello scansionare la scultura con una penna ottica, ottenendo un disegno tridimensionale della stessa, il secondo era un programma di computer sculpting, che permetteva di creare il modello del personaggio direttamente al computer. Si otteneva così una prima versione digitale del personaggio, immobile. Uno degli step più complicati per gli animatori fu poi la creazione delle articolazioni. Si trattava di stabilire i movimenti dei singoli personaggi animati, ma anche degli oggetti inanimati, che venivano trattati come delle marionette.
A differenza dell’animazione tradizionale, la quale in genere relegava l’espressione dei sentimenti alla sola zona facciale, la computer animation cercò di rendere con tutto il corpo l’espressione dello stato d’animo dei personaggi. Il viso, in particolare, si rivelò la parte più difficile da animare in quanto constava di un unico muscolo privo di “punti di appiglio”, a differenza delle articolazioni. Il passo successivo fu la lavorazione dei personaggi in base ai dialoghi. Vennero opportunamente preparati degli storyboard per ogni singola inquadratura, e vennero ascoltate più volte le voci registrate. Lo stile dell’animazione dipendeva da ogni singolo animatore, alcuni di essi lavoravano ad esempio attraverso studi di animazione in stop-motion, attraverso lo studio dei pupazzi, che consentiva loro un notevole vantaggio in termini di analogia, avendo a disposizione degli strumenti fisici da digitalizzare.
Ad ogni modo, “Toy Story” ebbe un successo così enorme da riuscire a dar vita ad un vero e proprio filone di realizzazioni cinematografiche in 3D, e sicuramente la percezione rispetto all’animazione digitale non rispecchia più quella dedicata, nel passato, all’animazione tradizionale.
Ecco quindi come si è arrivati a creare una nuova era dell'animazione.
Ma grazie allo sviluppo delle tecnologie e alle nuove idee di progettisti designer si riusciranno a creare sempre più ambienti diversi e innovativi.
Basta vedere come stanno prendendo piede i cinema che permettono una visione tridimensionale di un film, attraverso determinate attrezzature che producono una visione stereoscopica delle immagini. Si potrebbero aggiungere, a questo, anche effetti che coinvolgono altri sensi, come l'olfatto e il tatto. Anche l'audio ha subito un miglioramento in questo settore. Un'altra novità potrebbe consistere nel permettere all'utente di identificarsi con un personaggio presente nel cartone animato e osservare lo svolgersi della storia dal suo punto di vista, oppure creare nuove forme di interazione tra gli spettatori e il film. Si può dire che lo sviluppo di tutte queste tecniche cinematografiche ha reso la finzione sempre più realistica, ma è anche vero che, forse, non sarà mai possibile fare combaciare quest'ultima con la realtà e, proprio per quanto riguarda i cartoni animati, questo non è altro che un aspetto positivo, perchè permette ad un bambino di non confondere i due mondi e di sviluppare la propria immaginazione.

Marco Ruberto

Fonti: http://www.sindromedistendhal.com/Cinema/storia_cartoni_animazione.htm

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