Questa nuova tecnologia è stata presentata il 17 giugno 2008 presso la conferenza Linked Data Planet di New York in cui si è spiegato che l'adozione da parte delle imprese di questo nuovo approccio di tipo semantico consentirà lo sviluppo e la produzione di una nuova generazione di applicazioni, alle quali si attribuisce spesso il nome di Web 3.0. Questo nuovo concetto era stato ideato già diversi anni fa dal direttore del World Wide Web Consortium Sir Tim Berners-Lee, presente alla conferenza insieme ad altri suoi colleghi come James Hendler (ricercatore presso il Rensselaer Polytechnic Institute) e Idehen Kingsley (presidente del OpenLink Software), ai quali sono state fatte diverse domande sull'argomento.
Hendler sostiene, ad esempio, che il Web Semantico non è definito dagli standard creati dai consorzi, ma sono questi ultimi che devono stare al passo con l'evoluzione del Web e questo è provato dal fatto che già nel 2001 Tim Berners-Lee parlava di Web Semantico, ossia molto prima che questo sia stato introdotto negli standard. I consorzi hanno principalmente il compito di fornire una specie di forum per facilitare gli accordi e l'interoperabilità tra le imprese, cercando quindi di rispondere alle loro esigenze.
Idehen specifica inoltre che vi è una sorta di rapporto reciproco tra standard e tecnologia, cioè se le norme di utilizzo suscitano a volte l'evoluzione della tecnologia, anche quest'ultima innesca la necessità di standardizzazione.
Cerchiamo ora di capire meglio cosa sia veramente il Web Semantico. Tim Berners-Lee lo ha definito così: “Il Semantic Web è un’estensione dell’attuale Web, nella quale all’informazione
viene dato un significato ben definito, permettendo così ai computer e alle persone di lavorare meglio in cooperazione.”
Il Semantic Web non è quindi un'entità indipendente, ma è piuttosto uno sviluppo potenziato del Web. Quando ad esempio si sta facendo una ricerca di qualche documento o informazione, è molto facile ritrovarsi in mezzo ad una serie infinita di elenchi o collegamenti ipertestuali che ci restituisce un sito o un motore di ricerca, non sempre si riesce a trovare quello che si stava realmente cercando, oppure le informazioni sono suddivise in contenuti differenti e mancano spesso dei servizi di cooperazione tra un programma e un utente. Il Web Semantico cerca proprio di risolvere questi problemi, puntando alla ridefinizione e ristrutturazione dei dati presenti sul Web in modo tale da rendere disponibile il loro significato non solo alle persone (quindi non basta solo l'esposizione delle informazioni), ma anche alle applicazioni, che ne permettono la manipolazione e la gestione in maniera automatica. Questa operazione può avvenire solo attribuendo un significato "semantico" alle informazioni mediante l'utilizzo di metadati, ossia dati che descrivono altri dati esprimibili nel Web attraverso linguaggi di annotazione. Questi linguaggi sono un'evoluzione di XML (EXtensible Markup Language) e servono a descrivere il significato dei dati annotati; RDF (Resource Description Framework) ne è un esempio.
Ma oltre ai linguaggi di annotazione sono necessarie anche delle ontologie o OWL (Web Ontology Language), cioè dei documenti che hanno il compito di definire il significato dei termini mediante le relazioni tra questi: se ad esempio leggo su internet la stringa di caratteri "Degli Antoni", capisco che si riferisce ad un professore Universitario, di nazionalità italiana, di sesso maschile ecc, ma non è altrettanto comprensibile da parte di un computer; inoltre solo un utente umano potrebbe capire che il "Degli Antoni" presente sulla pagina web dell'Università Statale di Milano e quello presente su Wikipedia si riferiscano alla stessa persona. Oppure, se si volesse cercare un film e non se ne ricordasse il titolo, basterebbe descrivere una certa scena con dei particolari o con i protagonisti per trovarlo. Il Web Semantico vuole poter superare proprio questi limiti, permettendo delle ricerche basate su interrogazioni effettuate all'interno di una sorta di database globale, nel quale i dati acquistano un proprio significato e vengono strutturati sotto forma di classi e istanze in relazioni logiche molto complesse.
In questo modo si passerebbe dall'Informatica (eleborazione automatica di informazione) all'epistematica (elaborazione automatica di conoscenza), perchè proprio grazie a delle nuove ontologie si riuscirebbe ad esprimere una struttura della conoscenza e a permetterne un'elaborazione da parte dei computer.
Hendler sostiene, ad esempio, che il Web Semantico non è definito dagli standard creati dai consorzi, ma sono questi ultimi che devono stare al passo con l'evoluzione del Web e questo è provato dal fatto che già nel 2001 Tim Berners-Lee parlava di Web Semantico, ossia molto prima che questo sia stato introdotto negli standard. I consorzi hanno principalmente il compito di fornire una specie di forum per facilitare gli accordi e l'interoperabilità tra le imprese, cercando quindi di rispondere alle loro esigenze.
Idehen specifica inoltre che vi è una sorta di rapporto reciproco tra standard e tecnologia, cioè se le norme di utilizzo suscitano a volte l'evoluzione della tecnologia, anche quest'ultima innesca la necessità di standardizzazione.
Cerchiamo ora di capire meglio cosa sia veramente il Web Semantico. Tim Berners-Lee lo ha definito così: “Il Semantic Web è un’estensione dell’attuale Web, nella quale all’informazione
viene dato un significato ben definito, permettendo così ai computer e alle persone di lavorare meglio in cooperazione.”
Il Semantic Web non è quindi un'entità indipendente, ma è piuttosto uno sviluppo potenziato del Web. Quando ad esempio si sta facendo una ricerca di qualche documento o informazione, è molto facile ritrovarsi in mezzo ad una serie infinita di elenchi o collegamenti ipertestuali che ci restituisce un sito o un motore di ricerca, non sempre si riesce a trovare quello che si stava realmente cercando, oppure le informazioni sono suddivise in contenuti differenti e mancano spesso dei servizi di cooperazione tra un programma e un utente. Il Web Semantico cerca proprio di risolvere questi problemi, puntando alla ridefinizione e ristrutturazione dei dati presenti sul Web in modo tale da rendere disponibile il loro significato non solo alle persone (quindi non basta solo l'esposizione delle informazioni), ma anche alle applicazioni, che ne permettono la manipolazione e la gestione in maniera automatica. Questa operazione può avvenire solo attribuendo un significato "semantico" alle informazioni mediante l'utilizzo di metadati, ossia dati che descrivono altri dati esprimibili nel Web attraverso linguaggi di annotazione. Questi linguaggi sono un'evoluzione di XML (EXtensible Markup Language) e servono a descrivere il significato dei dati annotati; RDF (Resource Description Framework) ne è un esempio.
Ma oltre ai linguaggi di annotazione sono necessarie anche delle ontologie o OWL (Web Ontology Language), cioè dei documenti che hanno il compito di definire il significato dei termini mediante le relazioni tra questi: se ad esempio leggo su internet la stringa di caratteri "Degli Antoni", capisco che si riferisce ad un professore Universitario, di nazionalità italiana, di sesso maschile ecc, ma non è altrettanto comprensibile da parte di un computer; inoltre solo un utente umano potrebbe capire che il "Degli Antoni" presente sulla pagina web dell'Università Statale di Milano e quello presente su Wikipedia si riferiscano alla stessa persona. Oppure, se si volesse cercare un film e non se ne ricordasse il titolo, basterebbe descrivere una certa scena con dei particolari o con i protagonisti per trovarlo. Il Web Semantico vuole poter superare proprio questi limiti, permettendo delle ricerche basate su interrogazioni effettuate all'interno di una sorta di database globale, nel quale i dati acquistano un proprio significato e vengono strutturati sotto forma di classi e istanze in relazioni logiche molto complesse.
In questo modo si passerebbe dall'Informatica (eleborazione automatica di informazione) all'epistematica (elaborazione automatica di conoscenza), perchè proprio grazie a delle nuove ontologie si riuscirebbe ad esprimere una struttura della conoscenza e a permetterne un'elaborazione da parte dei computer.
Fonti: Articolo di Dan Muse 9 giugno 2008 : LINKED DATA LEADERS:The Semantic Web is Here
http://www.internetnews.com/webcontent/article.php/3751476
Nota (18/05/09)
Approfondimento su HTML.it
Marco Ruberto
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